Otello Gregorini

Il segretario generale della CNA delle Marche delinea gli scenari più probabili per l’anno appena iniziato e traccia quelle che dovrebbero essere le priorità per superare al meglio la grave crisi economica in atto.

<<Abbiamo alle spalle un anno molto difficile e dobbiamo aspettarci qualche altro mese critico. Soprattutto quando arriverà il “conto finale” delle conseguenze della crisi sull’economia. Da una nostra previsione, saranno oltre 4000 le imprese marchigiane che, una volta terminato lo stato di emergenza, potrebbero chiudere. A questa cifra, già di per sé molto alta, occorrerà poi aggiungere chi, suo malgrado, non riuscirà a rispettare le scadenze dei prestiti concessi. Si potrebbe così innescare un meccanismo perverso che potrebbe indurre le banche a chiudere i rubinetti con gravi ripercussioni su tutto il comparto produttivo, anche nei confronti di chi sarà pronto per investire e ripartire.

In questa situazione così delicata, è quindi fondamentale utilizzare al meglio le risorse del programma Next Generation EU, i fondi strutturali europei in arrivo con la nuova programmazione e tutte le risorse rese disponibili dalla Regione Marche. Abbiamo davanti a noi un’occasione unica per ripartire al meglio; con queste risorse dobbiamo esser bravi a creare opportunità concrete per le imprese. Far questo significherebbe anche creare nuovi posti di lavoro in un periodo di forte crisi occupazionale.

Per scongiurare, o almeno limitare il più possibile, il rischio che il Sistema Italia potrebbe non essere in grado di assorbire, impegnare e spendere tutte queste risorse a disposizione, occorre poi fare in modo che le risorse siano riposte in misure realmente utili e accessibili alle imprese. Per far questo è necessario inevitabilmente ascoltare i fabbisogni degli imprenditori e muoversi di conseguenza. Bisogna considerare anche che il sistema produttivo, agendo come fattore moltiplicativo e creando valore aggiunto, è tra i principali soggetti in grado di restituire quella parte di risorse agevolate che arriveranno come prestiti. Se vogliamo investire in modo efficace e produttivo tutte le risorse disponibili, occorre quindi avviare un fitto programma di dialogo con gli imprenditori e con i loro rappresentanti e sulla base di questo formulare azioni utili e concrete.

Mettere a disposizione risorse per le piccole imprese significa, tra le altre cose, anche avere la certezza di vederle investite sul territorio e non disperse altrove e perfino in Paesi esteri.

I macro campi su cui investire sembra siano stati individuati; innovazione strutturale, digitalizzazione, meno burocrazia e riduzione degli oneri fiscali, rappresentano terreno comune di discussione per tutte le diverse parti in causa. Tuttavia, è utile pensare anche a come arriveremo alla tanto attesa ripartenza. Presto, infatti, avremo tutti il vaccino anti Covid che abbasserà definitivamente la curva dei contagi e ci farà tornare alla normalità. Compiremo tutti insieme questo giro di boa e finalmente potremo tornare a dare la priorità ai temi economici, ad oggi messi in secondo piano dalla grave emergenza sanitaria. Ma subito dopo questo ritorno alla normalità, come troveremo le nostre imprese? Credo che le prospettive siano differenti per i diversi settori. È infatti prevedibile, oltre che auspicabile, che vista la grande voglia che abbiamo tutti di uscire, ristoranti, bar ed altri esercizi commerciali possano tornare in fretta a fare incassi decenti. Temo invece che purtroppo per tutto il settore manifatturiero ci siano maggiori incognite. Con il drastico calo dei consumi subìto, molte imprese del comparto produttivo potrebbero non ritrovare le stesse commesse e gli stessi ordinativi che avevano prima dello scoppio della crisi sanitaria. Per tutte queste realtà, colonne portanti della nostra economia, dovremmo pertanto prevedere un ulteriore periodo di flessibilità in modo di dar loro la possibilità di ripiazzarsi sui mercati senza avere il fiato sul collo.

Il 2021 sarà l’anno in cui dobbiamo cambiar passo, soprattutto nei ritmi e nelle modalità della ricostruzione post sisma. Qui, la situazione di criticità dovuta al Covid e alle sue conseguenze vissute da tutto il Paese, avviene in un contesto già precario. Soprattutto nell’area Cratere, però, il mercato delle costruzioni può rappresentare la carta vincente. Infatti, vuoi perché è stato meno colpito rispetto ad altri settori dalle chiusure dovute al Covid, vuoi perché viene da un periodo di flessione e quindi ha ora un rimbalzo, vuoi soprattutto per le agevolazioni legate al superbonus 110, il comparto edile potrebbe essere la chiave della ripartenza per molte imprese e trascinarsi dietro anche altri settori ad esso collegati. Penso ad esempio alla filiera del legno (arredamento e infissi), agli impiantisti e a tutti quei servizi professionali collegati a ristrutturazioni ed efficientamenti.

Dopo l’accelerazione inferta dal Commissario alla ricostruzione Legnini, occorre ora impostare sui territori una nuova logica per tutti i progetti. Il fine ultimo e condiviso deve essere quello di riqualificare l’intero entroterra e non solo alcune parti. È tempo di mettere da parte visioni localistiche e campanilistiche: o le aree interne ripartono tutte insieme o è probabile che non riusciranno a compiere quel salto in avanti ora più che mai necessario.

Sarà fondamentale, da questo punto di vista, creare le condizioni affinché le imprese, vecchie e nuove, possano insediarsi in quelle zone e quindi incentivarle a tutti i livelli e inserirle in un progetto più generale di sviluppo dell’area, sia dal punto di vista turistico che produttivo>>.