I camionisti vincono il primo round contro i grandi colossi europei, riaperta la possibilità di aderire al ricorso collettivo
Per un aggiornamento in favore di quanti hanno già avviata l’azione legale collettiva contro il “cartello camion” che ha fatto lievitare i prezzi dei camion ed a vantaggio di quanti, finora incerti, volessero unirsi all’azione collettiva di class action per inserirsi nelle azioni di recupero dei maggiori costi subiti per l’acquisto di mezzi, sia per il nuovo che per l’usato, dall’alterazione dei prezzi per mancata concorrenza tra case costruttrici, rendiamo noto che c’è una prima sentenza favorevole nella vicenda che vede opposti gli autotrasportatori alle grandi case costruttrici di camion. Per la prima volta è stato infatti riconosciuto un risarcimento ad un autotrasportatore danneggiato dal cartello dei costruttori di autocarri. Il Tribunale di Napoli ha infatti condannato la società Iveco a corrispondere un risarcimento di € 11.550,00 pari al 15% del prezzo di acquisto del camion.
Alla class action promossa dalla CNA Fita nazionale hanno aderito circa 3000 imprese. “Grazie a questa sentenza – dice Riccardo Battisti responsabile di CNA Fita – non solo viene riconosciuta la validità del ricorso presentato dalla categoria, ma si riaprono anche i termini per eventuali altre adesioni alla class-action stessa contro i colossi Scania, Iveco, Mercedes Benz Daimler, Volkswagen, Volvo/Renault; Daf.
Tutte le CNA-FITA delle Marche, in accordo con CNA nazionale, hanno infatti promosso già dal 2016 un’azione collettiva contro il cartello delle case costruttrici di autocarri, sanzionate anche dalla Commissione Europea con una multa di quasi 3 miliardi di euro, per un indebito aumento dei prezzi di vendita ed il rallentamento dell’introduzione di tecnologie.
L’iniziativa è aperta a tutte le imprese di autotrasporto che hanno acquistato direttamente oppure preso in leasing o noleggio a lungo termine camion di medie (da 6 a 16 tonnellate) o grandi dimensioni (oltre 16 tonnellate) delle marche DAF, Daimler/Mercedes Benz, Iveco, MAN/Volkswagen, Volvo/Renault e Scania.
Ricordiamo che ad essere “coinvolti” sono gli autocarri immatricolati tra il 1997 al 2011. Gli associati di CNA Fita di Pesaro e Urbino possono partecipare all’azione collettiva senza alcun costo anticipato.
Lo studio legale che assiste la CNA nell’iniziativa, spiega che, aderendo, si parteciperà alle azioni giudiziali e stragiudiziali che saranno poste in essere per ottenere il risarcimento dei danni causati dal cartello.
“Il diritto ad ottenere il risarcimento danni causati da comportamenti anticoncorrenziali – dice il responsabile CNA-Fita, Riccardo Battisti – è riconosciuto ormai da tempo sia dalla giurisprudenza nazionale che da quella dell’Unione Europea. Il vantaggio di un’azione collettiva risiede nella riduzione dei costi in ragione delle economie di scala che vengono a crearsi e nella protezione da eventuali comportamenti ritorsivi da parte delle imprese responsabili dell’illecito anticoncorrenziale, che hanno una forza economica molto maggiore rispetto ai singoli autotrasportatori”.
L’entità del risarcimento in via del tutto indicativa – afferma ancora Battisti – salvo le più esatte quantificazioni che ogni Tribunale deciderà, andrà a risarcire in qualche modo il sovrapprezzo medio causato dai cartelli e si aggira tra il 10% ed il 20% del prezzo dei camion acquistati nel periodo di vigenza dell’accordo illecito. Gli interessati ad aderire all’azione collettiva possono contattare i nostri uffici per maggiori chiarimenti e predisporre la documentazione, in particolare il mandato di assistenza legale, i documenti comprovanti l’acquisto/il leasing/il noleggio a lungo termine degli autocarri.
Per maggiori info e per aderire alla class action, è possibile rivolgersi agli Uffici CNA.