Il presidente CNA Macerata Giorgio Ligliani

L’epidemia legata alla diffusione del Coronavirus innescherà un rallentamento dell’attività economica su scala globale che potrebbe risultare particolarmente severo per l’Italia. Infatti, se fino a qualche settimana fa la diffusione del virus sembrava circoscritta alla Cina e i timori per le sorti della nostra economia derivavano soprattutto dall’impatto della diminuzione della domanda della principale economia asiatica sulle nostre esportazioni, oggi il quadro di riferimento è drasticamente mutato.

La presenza di due focolai di grandi dimensioni in Lombardia e in Veneto, con le Marche tra le regioni colpite, ha fatto sì che gli effetti stanno colpendo diversi settori strategici anche della nostra economia regionale. Oltre alla manifattura, il settore probabilmente più colpito sarà il turismo, a causa anche delle cancellazioni di eventi folcloristici/tradizionali e fieristici in grado di catalizzare flussi di milioni di persone straniere nel nostro Paese.

Le micro e piccole imprese appaiono particolarmente esposte in quanto la loro capacità di resistere alla flessione della domanda potrebbe esaurirsi nel giro di poco tempo se, in attesa di una normalizzazione della situazione, non verranno poste in essere adeguate misure di sostegno da parte di Governo e Regione.

“La CNA – annuncia il Presidente dell’Associazione maceratese Giorgio Ligliani – proprio per avere un’idea chiara di come le micro e piccole imprese stanno fronteggiando la situazione in atto, ha promosso un’indagine tra i propri iscritti volta a valutare le principali difficoltà registrate nelle ultime settimane ed in poche ore sono state raccolte oltre 6.000 risposte. Un dato sintomatico del fatto che il tema Coronavirus è al centro delle preoccupazioni delle imprese e degli artigiani”.

Il 72,4% dei rispondenti dichiara che sta registrando effetti diretti sulla propria attività legati alla vicenda Coronavirus ed in particolare per ciò che concerne l’andamento della domanda, i rapporti con i fornitori, cancellazione di appuntamenti e problemi logistici. I settori più esposti sono sicuramente quelli del trasporto passeggeri e quello turistico. Rispettivamente il 98,9% e il 89,9% delle imprese registra difficoltà causate dall’emergenza sanitaria in corso.

Si tratta, in questo caso, di una drammatica contrazione della domanda dovuta alle innumerevoli cancellazioni che stanno giungendo in questi giorni da parte dei tour operator e alla sospensione dei servizi scolastici tra cui vi sono anche le gite. La sospensione degli appuntamenti fieristici, invece, è la motivazione prevalente che sta alla base dei disagi rilevati dalle imprese della moda (il 79,9% degli imprenditori del settore sta subendo effetti negativi sulla propria attività), oltre ai problemi derivanti dai rapporti con i fornitori e dal mancato ritiro delle merci.

Un numero elevato di cancellazioni delle prenotazioni si registra anche tra le imprese di servizi alla persona (in prevalenza centri estetici e acconciatori), il 78,8% degli intervistati dichiara di subire effetti diretti.

Complessivamente, il 53,1% delle imprese stima per il 2020 una contrazione dei ricavi. Una contrazione che, invece, potrebbe interessare oltre il 70% dei settori del trasporto passeggeri e turistico. Mediamente, già nel 15,1% delle imprese si registra un aumento delle assenze tra i dipendenti. Dovute soprattutto all’impossibilità di raggiungere il luogo di lavoro o alla necessità di rimanere a casa per accudire familiari e figli a causa della chiusura delle scuole.

Nel caso in cui lo stato di emergenza dovesse perdurare, le micro e piccole imprese potrebbero aver bisogno di ricorrere tempestivamente agli ammortizzatori sociali a favore dei dipendenti. Questa richiesta giunge dal 67,9% del totale degli intervistati e risulta particolarmente sentita dalle imprese manifatturiere che operano nel settore della moda (74,0%). Il ricorso agli strumenti di integrazione salariale è considerato necessario anche dal 72,9% delle imprese di trasporto passeggeri, dal 72,5% delle imprese della manifattura meccanica e dal 72,1% delle imprese dell’agroalimentare.

“La CNA – conclude il Presidente Ligliani – alla luce dei risultati emersi nell’indagine, chiede a tutte le autorità competenti di mettere in campo quanto prima possibile tutte le misure tese a salvaguardare la continuità dell’attività produttiva prima che gli effetti della conseguente crisi economica possano produrre la chiusura delle imprese. Occorre poi ribaltare il messaggio che è passato in queste settimane nel sentore degli altri Paesi: l’Italia non è un Paese lazzaretto ma è quello in cui sono stati effettuati più controlli e quindi il più sicuro”.