un momento del convegno nuovi sentieri di sviluppo post sisma

In tante occasioni la CNA Macerata ha fatto pressione sul Governo per far approvare alcuni interventi necessari alla ripartenza socio economica dei territori colpiti dal sisma del 2016. L’indomani dell’entrata in vigore del “Decreto sisma” un apposito incontro con l’onorevole Mario Morgoni aveva permesso di far sentire la voce diretta degli imprenditori, poi le visite del Presidente del Consiglio Conte a Camerino e, infine, la presentazione della ricerca “Sentieri di sviluppo per l’Appennino marchigiano” con il deputato dem e con l’onorevole Patrizia Terzoni formalmente investiti per rappresentare le PMI maceratesi.

Nel passaggio del Decreto in Finanziaria per l’approvazione definitiva, sembra che questo pressing alcuni effetti li abbia generati.

Quello che è stato chiamato “Decreto Morgoni”, in quanto la maggior parte degli emendamenti sono a sua prima firma, impegna innanzitutto il Governo ad estendere ai territori colpiti dagli eventi sismici la misura «Resto al Sud» eliminando i limiti di età previsti. Sono previste inoltre misure finalizzate a restringere il Cratere ai Comuni più colpiti, a ridurre il carico fiscale per i pensionati stranieri che decidono di trasferirsi nei piccoli Comuni e ulteriori forme di agevolazione per i già residenti. Viene quindi accolta la richiesta di prevedere una quota del 4% degli stanziamenti annuali di bilancio per un programma di sviluppo volto ad assicurare effetti positivi di lungo periodo e la proroga fino al 2022 dell’accesso gratuito al fondo di garanzia per le imprese del Cratere, nonché la possibilità del subappalto nei contratti tra privati.

Nell’elenco degli emendamenti alla Finanziaria è tuttavia scomparsa l’istituzione della Zona Economica Speciale (ZES) e non si tratta affatto la proroga della Zona Franca Urbana, due strumenti giudicati fondamentali per favorire la ripresa economica del territorio. Ciò che è più sconcertante però sono le difficoltà che ogni volta incontrano le proposte più coraggiose, e quindi più efficaci, che sembrano segnalare una conoscenza superficiale della gravità della situazione da parte del legislatore. Quanto si riesce ad ottenere è dovuto più a battaglie personali dei rappresentanti del territorio che non ad una presa in carico del problema da parte del Governo. Quasi si pensasse che un “eccessivo” aiuto equivarrebbe a fare di questi territori un paradiso fiscale. La realtà invece racconta che forse nemmeno tutti gli incentivi possibili potrebbero spingere le imprese ad investire nei paesi più colpiti. Una visita di tanto in tanto non cerimoniale potrebbe dare l’esatta percezione della drammaticità del problema ma nel frattempo, in vista del passaggio in Senato, l’auspicio è che prevalga la fiducia del legislatore nei racconti di chi vive quotidianamente questa lotta per la sopravvivenza.