balneari a rischio

Gli effetti dell’emergenza sanitaria hanno coinvolto in modo diretto anche il settore del turismo marittimo e le attività degli stabilimenti balneari. Ha coinvolto, in primis, la salute delle persone verso la cui tutela è fondamentale indirizzare tutti gli sforzi necessari e sta producendo effetti devastanti per l’intera economia nazionale e nella fattispecie per la filiera del turismo. Da subito, infatti, con la diffusione dell’epidemia, le misure restrittive riguardanti gli spostamenti delle persone hanno prodotto la cancellazione di viaggi e di prenotazioni presso le attività ricettive. A partire da marzo e durante il mese di aprile sono crollate anche le prenotazioni estive da parte dei clienti degli stabilimenti balneari.

La chiusura, prevista per tutto il mese di aprile e almeno fino al 3 maggio, dei ristoranti annessi alle strutture balneari, ha provocato una perdita immediata di lavoro legata ai cosiddetti ponti di primavera (Pasqua, 25 aprile e 1° maggio) con un pesante danno economico per le attività del settore e dell’indotto. Saltare una stagione comporterebbe irrimediabili danni per un settore la cui stragrande maggioranza delle imprese realizza nel periodo estivo il fatturato dell’intero anno.

Quando la situazione emergenziale in atto si sarà stabilizzata e si potrà ipotizzare una graduale riapertura delle attività economiche, tra cui anche gli stabilimenti balneari, è verosimile ipotizzare che la domanda per questo tipo di turismo sarà alimentata dai cittadini italiani e sarà rivolta a un turismo cosiddetto di prossimità.

In questo contesto CNA ritiene che il settore balneare, insieme a tutte le attività della filiera del turismo marittimo, potrebbe rappresentare un primo volano importante per far ripartire la spesa turistica del settore, che in tempi di normalità ha messo in movimento – nel solo territorio nazionale tra giugno e settembre del 2019 – oltre 29 milioni di viaggiatori domestici tra vacanze con pernottamento ed escursioni di una sola giornata. Numeri oggi purtroppo teorici e inevitabilmente destinati a scendere drammaticamente qualora la riapertura delle attività, seppur graduale, dovesse slittare oltre il mese di giugno. Solo nella nostra provincia sono a rischio quasi 150 imprese che hanno in gestione stabilimenti balneari.

E’ fondamentale che il Governo individui, nei tempi più rapidi possibili, le modalità più opportune – con una tempistica certa – per favorire la ripresa di questo settore. Nello specifico, CNA balneari chiede:

  1. la proroga per questa attività stagionale della sospensioni dei vecchi mutui, previsti dal Decreto Cura Italia fino al 30 settembre 2020, almeno fino al 30 settembre 2021;
  2. di fornire indicazioni alle Amministrazioni competenti per la piena applicazione della disposizione di Legge relativa alla durata delle concessioni vigenti a tutto il 2033;
  3. la previsione di una riduzione dei canoni demaniali e l’abolizione della relativa imposta regionale sugli stessi;
  4. un’indicazione unica di carattere nazionale che consenta ai titolari delle imprese la manutenzione e l’allestimento delle strutture balneari e delle annesse spiagge;
  5. l’introduzione di un bonus vacanze per le famiglie italiane, utilizzabile in Italia e spendibile in tutte le attività legate alla filiera turistica per far ripartire la spesa turistica anche del settore balneare;
  6. una fase di Governance per la ripartenza del settore, con tavoli istituzionali che possano monitorare tutte le fasi del processo, per condividerne con le imprese del settore le strategie e la messa in pratica delle azioni e delle misure necessarie.